Si parla di codice della crisi, di segnali di crisi, di adeguati assetti organizzativi, di revisione contabile. Pubblicheremo una serie di aggiornamenti con i quali intendiamo fare un po’ di chiarezza su tutti questi aspetti, anche per i non addetti ai lavori.
Nella sostanza è tutto molto semplice e logico. La legge prevede che chi amministra un’azienda debba tenere sotto controllo la situazione, per evitare fallimenti o crisi che normalmente trascinano con sé altri soggetti.
Ci rivolgiamo in modo particolare alle Micro (fatturato o totale di bilancio fino 2 milioni e meno di 10 dipendenti) e Piccole (fatturato o totale di bilancio fino 10 milioni e meno di 50 dipendenti) Imprese, perché possano comprendere appieno la portata di questo tema.
Il “codice della crisi” è una norma dello Stato, il D.Lgs. 14/2019. È il codice che ha sostituito quella che una volta chiamavamo la “Legge fallimentare”. Ha riscritto le regole, ad esempio sulle varie forme di concordato e ristrutturazione del debito, ma ha anche cambiato le terminologie.
Ad esempio, ciò che prima si chiamava “fallimento” ora si chiama “liquidazione giudiziale”.
Un po’ di storia recente – la crisi del 2008
Nel 2008 il fallimento della banca Lehman Brothers ha catapultato le imprese in una crisi mondiale, che viene descritta come la più grande bancarotta della storia degli Stati Uniti d’America.
Le gravissime turbolenze hanno portato al fallimento molte imprese italiane. Ogni impresa fallita ha trascinato con sé tutto l’indotto delle subforniture e del subappalto.
La voragine finanziaria ha messo in difficoltà anche diversi istituti bancari a spese di imprese e risparmiatori.
Non vogliamo descrivere ciò che è accaduto dopo la crisi (disoccupazione, cassa integrazione, crollo verticale dei fatturati, indebitamento alle stelle, ecc.), ma ciò che è accaduto prima.
Una gestione in equilibrio precario
Si tratta di quella che noi chiamiamo “gestione anni ‘90”. Le banche hanno per molto tempo concesso finanziamenti a pioggia senza verificare che le imprese fossero effettivamente in grado di rimborsarli. Hanno tollerato sconfinamenti, ritardi e altre irregolarità.
Molte imprese hanno abusato del credito sottoponendo i bilanci a sedute intensive di maquillage prima di presentarli alle banche.
L’utilizzo generalizzato di strumenti come le ricevute o le anticipazioni bancarie permetteva alle imprese di utilizzare il denaro che avrebbero incassato dopo 60/90 giorni per pagare i debiti contratti 60/90 giorni prima.
Quando i fatturati sono crollati e si è entrati in piena crisi finanziaria il castello è crollato rovinosamente.
Perché il nuovo codice della crisi?
Per stabilire delle regole e dei controlli che impediscano di arrivare a un punto di rottura, responsabilizzando chi gestisce le imprese.
In realtà ciò che sembra burocrazia, imposizione e complicazione è una grande opportunità per le PMI.
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